
18 marzo, martedì – La manifestazione di sabato a Piazza del Popolo è stata immagine evidente del motto dell’Unione Europea: “unita nella diversità”. Una folla eterogenea per appartenenza, discordante per prospettive, ritrovatasi d’accordo su alcune fondamenta comuni e non negoziabili, radici della cultura europea, massima espressione del pensiero occidentale; eccole.
La connotazione assembleare, fin dai primi esperimenti democratici dell’antica Grecia, come convinzione che i processi decisionali debbano essere collegiali, per includere anche le istanze dei meno rappresentati.
Lo stato di diritto quale unico strumento per regolare i rapporti fra cittadini, dallo ius romano in poi, esecrando il ricorso alla forza.
Le libertà e i diritti dei singoli contro cui anche la coercizione insita nell’esercizio del potere deve desistere, immane eredità illuminista.
Il bene comune come humus dove possano fiorire e realizzarsi le singole vite di coloro i quali abitano questo continente, con incessante impegno, cristiano e sociale, nello sradicare gli ostacoli che, nei fatti, ingiustamente rendono diseguali gli esseri umani.
La vocazione pacifista come ripudio al martirio della guerra e come sola condizione ove noi deboli possiamo cercare la nostra felicità.
Radici per le quali manifestare, radici da difendere.