Limiti USA ai missili ucraini

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24 agosto, domenica — A più di tre anni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, e dopo una lunga escalation tecnologica sul campo di battaglia, gli Stati Uniti sembrano tornare a un approccio più prudente rispetto all’impiego delle armi avanzate da loro fornite. In particolare, cresce l’attenzione — e la preoccupazione — per l’uso ucraino dei missili ATACMS contro obiettivi sul territorio della Federazione Russa.

Secondo un’inchiesta pubblicata dal Wall Street Journal il 23 agosto, il Pentagono avrebbe imposto nuovi vincoli operativi all’impiego degli ATACMS forniti a Kyiv. Ogni utilizzo oltre confine ora richiede un’approvazione formale del Segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Pete Hegseth. Questa misura rappresenta una svolta significativa nella gestione della guerra a distanza da parte dell’amministrazione americana.

Gli ATACMS — missili tattici a lungo raggio capaci di colpire con precisione bersagli fino a 300 km — erano stati consegnati all’Ucraina nel corso del 2023 con l’obiettivo di rafforzare la capacità difensiva contro le forze russe occupanti. Il loro utilizzo iniziale era stato limitato al territorio ucraino, compresi i territori annessi illegalmente dalla Russia come la Crimea, ma non al di là dei confini internazionalmente riconosciuti.

Tuttavia, in risposta alla crescente pressione militare russa e al peggioramento delle condizioni al fronte, nel novembre 2024 Washington aveva autorizzato l’uso degli ATACMS anche contro obiettivi militari situati in Russia. Questa apertura aveva permesso una serie di attacchi mirati contro basi logistiche, radar e infrastrutture militari nelle regioni di Bryansk, Kursk e Belgorod. Per Kyiv, si trattava di un passo necessario per indebolire le capacità offensive di Mosca.

I nuovi vincoli imposti dal Pentagono indicano una volontà di mantenere un equilibrio tra il sostegno all’Ucraina e la gestione dei rischi strategici globali. Non è la prima volta che Washington impone limitazioni: lo stesso vale per altri sistemi d’arma forniti a Kyiv, tra cui i missili Storm Shadow britannici, e persino per l’intelligence condivisa, la cui diffusione è spesso filtrata per evitare usi offensivi diretti.

Il Pentagono non ha ufficialmente sospeso l’uso degli ATACMS contro la Russia, ma la necessità di autorizzazione preventiva rappresenta un freno operativo significativo. In un conflitto dove la rapidità decisionale e la flessibilità tattica sono essenziali, ogni ritardo può compromettere l’efficacia sul campo.

L’Ucraina, da parte sua, non ha nascosto la frustrazione. In diverse occasioni, il presidente Volodymyr Zelensky ha dichiarato che possedere armi a lungo raggio “senza poterle usare dove serve” rende tali strumenti “quasi inutili”. La richiesta dell’Ucraina resta chiara: la possibilità di colpire in profondità per paralizzare la macchina da guerra russa prima che colpisca.

Nel frattempo, l’Ucraina — sempre più sola nella gestione delle sue necessità strategiche — si affida a un mix di diplomazia, resilienza e innovazione bellica per colmare le distanze con i suoi alleati. E l’Europa, più che mai, è chiamata a decidere se seguire, mediare o guidare.

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